Il periodo liturgico dell’avvento precede e prepara la festa solenne della Natività. La fuga di Maria e Giuseppe in Egitto, la leggenda dei Magi, la nascita di Gesù, è raccontata con fantasiosa dovizia di particolari non dai vangeli ufficiali ma soprattutto dagli apocrifi. Le tradizioni circolate intorno agli eventi si sono tinte di toni favolistici e meravigliosi, a volte in contrasto con le dottrine ufficiali dei primi concili cristiani. La nascita del figlio di Dio ha creato non poche controversie e credenze eretiche. Soprattutto l’unione dell’umano con il divino ha generato aspri dibattiti: le dottrine monofisite, per esempio, riconoscevano in Cristo solo la natura divina, e, come gli ariani, non riconoscevano il dogma della trinità. Lo stesso concepimento virginale da parte di Maria ha comportato altre dispute, e non meno problematico risultava l’intervento dello Spirito Santo… Il Natale è sempre stata una ricorrenza di misteri.
In questo clima inizierà il nostro Concerto di Natale, giovedì 13 dicembre, alle ore 21 nella Basilica di San Martino a Bologna. Le prime parole che il coro da camera pronuncerà, infatti, saranno proprio: «O magnum mysterium»; primo dei Quatre motets pour le temps de Noël di Francis Poulenc (1899 – 1963). Il suo profondo sentimento religioso è emblematicamente rappresentato da questi mottetti, scritti tra il 1951 e il 1952. Eppure la sua religiosità cattolica vissuta così intensamente, era malvista dalla società in un omosessuale. Basta però ascoltare questi brani per rendersi conto della sincerità e della sua elevatezza d’intenti. Dopo le meravigliose frasi dei soprani – ammirato l’ineffabile mistero – nel Quem vidistis pastores dicite i pastori vengono interrogati sui prodigi di cui sono stati testimoni, esortati a narrare della nascita del Signore. Natività che viene annunciata in cielo dalla stella, che richiama i Magi dai tre angoli del mondo a venerare il bambino in una mangiatoia. Le prime battute del Videntes stellam, infatti, sembrano restituire l’immagine della limpidezza d’un cielo terso, nel quale i saggi vi hanno saputo leggere i segni delle profezie. A gioire per l’evento è tutta l’umanità che come il coro degli angeli, in Hodie Christus natus est, canta: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli, alleluia!».
Il coro femminile invece omaggia la madre di Dio con un canto tipicamente mariano: Tota pulchra es, una delle antifone della festa dell’Immacolata concezione (altro mistero dell’avvento). Maurice Duruflé (1902 – 1986) estrae il tema dal repertorio gregoriano, e per mantenere lo stesso effetto ritmico della salmodia disdegna la costanza delle battute, subordinando la divisione metrica agli accenti del testo latino.
L’Ave verum Corpus fa riferimento ad un altro dogma della fede cattolica: la trasformazione dell’eucarestia nel corpo e nel sangue di Cristo (altrimenti nota come transustanziazione). È la predestinazione alla Passione: Gesù morirà come ogni altro uomo, ma resusciterà preannunciando quindi la rinascita eterna nella Pasqua. Musicato spesso, questo inno mette in evidenza la natura umana e il sacrificio del Cristo, tanto più nella versione di F. Poulenc, il quale evidenzia con lunghi melismi le parole chiave «natum», «virgine» e «immolatum» «pro homine».
Si aggiunge al coro l’ensemble d’archi per eseguire la Missa Secunda in honorem Sancta Margaritæ del compositore ungherese Ferenc Farkas (1905 – 2000). Precedentemente il compositore aveva scritto un’altra messa (Missa in honorem Sancti Andreæ, 1962) che però risultava troppo difficile per i cori di chiesa amatoriali. Così ne scrisse una nuova, nel 1964, dedicandola alla moglie Margit nell’anniversario di matrimonio, in stile diatonico e di più accessibile intonazione. In origine doveva essere una missa brevis per coro e organo: solo con Kyrie, Gloria e Agnus Dei. Successivamente aggiunse il Sanctus e il delicato Benedictus imitativo. Nell’86-87 revisionò il lavoro ri-arrangiando la parte dell’organo per orchestra d’archi, e nel 1992 riadattandolo per coro femminile.
L’orchestra prende poi posto per proporre la suite (op. 80) Pelléas et Mélisande di Gabriel Fauré (1845 – 1924). I brani sono tratti dalla musica di scena scritta nel 1898 per una rappresentazione londinese del dramma di Maeterlinck. Ben prima della più famosa versione di Debussy (del 1902), Fauré rappresenta altrettanto diversamente alcune scene del dramma simbolista: il Prélude non è che l’introduzione all’ambiente silvestre (con gli immancabili richiami del corno) dove il principe Golaud scopre la ragazza Mélisande, sola e senza ricordi. Nella Fileuse (La filatrice) se ne ha il ritratto intenta all’arcolaio che – per via dell’incessante moto sestinato – per poco non la si scambia per la faustiana Margherita di Schubert. La Siciliana aggiunge un tocco di fascino arcano, nel consueto ritmo di danza ternaria, trascrizione di una precedente composizione per violoncello, mentre La mort de Mélisande chiude la suite con un ritmo puntato da marcia funebre.
L’ultima parte del nostro concerto è dedicata alla più popolare tradizione dei canti natalizi. Ralph Vaughan Williams (1872 – 1958) scrisse nel 1912 questa Fantasia on Christmas Carols basandosi su due carols tradizionali del Somerset («Come all you worthy gentlemen») e del Sussex («On Christmas night all christians sing»), più «The truth sent from above» (raccolta dal compositore e dall’amico Cecil Sharp nell’Herefordshire) cantata all’inizio dal baritono solista. Ripiena di effetti suggestivi, in questa fantasia Vaughan Williams sfrutta evocativamente il coro per creare atmosfere invernali molto “cinematografiche”, raggiungendo anche apici di grande spettacolarità. Infine, non è un vero Concerto di Natale senza il nostro consueto e ormai tradizionale saluto: con Stille Nacht, nell’armonizzazione e orchestrazione di Enrico Lombardi, il Collegium Musicum Almæ Matris, orchestra e coro dell’Università di Bologna, vi augura un buon Natale e un felice anno nuovo.
Alessandro Panozzo
L’ingresso al concerto è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Qui i dettagli del concerto.